Diagnosi DSA: tutti i pezzi del puzzle
Avere a che fare con il mondo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento significa inevitabilmente prendere confidenza anche con la loro diagnosi e la conseguente certificazione ufficiale.
Proprio da questi due punti discendono infatti a cascata tutta una serie di aspetti che modificano e migliorano la vita degli studenti con DSA: dal diritto a un Piano Didattico Personalizzato alla possibilità di essere affiancati da un tutor dell’apprendimento, passando dalla garanzia di strumenti compensativi e dispensativi.
In questo articolo vedremo:
La diagnosi DSA
La diagnosi di DSA consiste nel riconoscimento da parte di professionisti della presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) in un bambino. Quando si usa il termine “diagnosi” si fa riferimento, infatti, alla rilevazione di un’identità tra le difficoltà di apprendimento dello studente e uno o più dei quattro quadri riconosciuti come DSA: disortografia, disgrafia, discalculia e dislessia.
Perché una diagnosi di DSA abbia davvero dei fondamenti, c’è bisogno che il bambino sia già inserito in un ambiente di apprendimento. Proprio per questo ci sono dei limiti temporali da tenere in considerazione per la certificazione; in altre parole, il processo di riconoscimento può essere avviato solo:
- Dopo il secondo anno di scuola primaria per quanto riguarda disortografia, discalculia e dislessia;
- Dopo la fine del terzo anno di scuola primaria nel caso della discalculia.
Questi paletti sono importanti perché evitano la spiacevole eventualità di falsi positivi, che rischierebbero di inserire nel quadro dei DSA studenti che hanno bisogno di un semplice supporto temporaneo al fine di rimettersi al pari con i loro coetanei.
La valutazione diagnostica viene condotta necessariamente da un neuropsichiatra infantile, un logopedista e uno psicologo, tre figure molto importanti nel garantire che il quadro finale ottenuto sia completo. Per ottenere un responso finale certo vengono condotte diverse sedute, svolte in giorni differenti e gestite in modo diverso dai singoli centri di riferimento.
Diagnosi clinica o certificazione DSA?
La semplice diagnosi non va confusa con la certificazione di DSA vera e propria, anche se spesso i due elementi vanno a braccetto. La seconda rappresenta il documento scritto che segue all’individuazione specialistica di un DSA e per questo è spendibile anche in ambito scolastico. In altre parole, la certificazione permette alla famiglia e all’alunno con DSA di avere il riconoscimento ufficiale anche da parte del mondo scolastico.

Il passaggio da diagnosi a certificazione avviene per mano del neuropsichiatra infantile, che collabora con gli altri professionisti per redigere un documento completo di:
- Una trascrizione dell’anamnesi iniziale, completa di eventuali predisposizioni familiari ai DSA;
- Una descrizione dettagliata dei test condotti;
- Un report per ogni test sul collocamento del bambino nella scala percentile – in particolare, quando i risultati sono inferiori al 5° percentile;
- Delle indicazioni generali sulle proposte di un percorso riabilitativo, che può comprendere diversi elementi ma dovrà poi essere stabilito con precisione alla crescita dell’alunno.
La certificazione diagnostica di DSA ha una validità di 3 anni, scadenza che garantisce al bambino l’aggiornamento periodico ma non troppo scadenzato del suo quadro generale in ambito di apprendimento.
Ottenere una diagnosi riconosciuta dalla scuola
Il percorso della diagnosi di DSA segue solitamente dei binari abbastanza definiti. Volendo avere uno schema chiaro su quali sono solitamente i passaggi che portano ad una certificazione, si potrebbe identificare diverse fasi:
- Gli insegnanti si accorgono di alcune difficoltà riscontrate dallo studente in fase di apprendimento nell’ambito della lettura, della scrittura e/o dell’aritmetica;
- La famiglia si mobilita e si rivolge a degli specialisti per ottenere un parere sul quadro diagnostico del bambino;
- I professionisti eseguono dei testi con il bambino seguendo i criteri della Consensus Conference (2008) e della legge 170 del 2010;
- Vengono condotti eventuali test aggiuntivi che possono comprendere visite legate alla vista, all’udito e alla postura del bambino;
Qualora i test risultassero positivi, viene stilata una diagnosi di DSA con rispettivo certificato funzionale al riconoscimento scolastico.
Per avere la sicurezza di avere un documento diagnostico valido ci si può rivolgere o ai centri pubblici presenti su tutto il territorio nazionale oppure a dei centri privati che siano però accreditati – ovvero riconosciuti dalle autorità statali. Nel caso dei primi, nello specifico, si fa riferimento all’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile associata all’Azienda Sanitaria Locale (ASL) in cui risiede il bambino.

Il certificato di diagnosi di DSA va successivamente consegnato alla scuola cui è iscritto il bambino, assicurandosi che i criteri richiesti e sopra citati vengano rispettati. Nel momento della presentazione, la scuola sarà tenuta a protocollare la diagnosi prendendo anche atto dei punteggi specifici raggiunti dal bambino nei vari test. Questa attenzione sarà fondamentale per garantire successivamente un trattamento educativo adeguato alla sua situazione specifica.
Diagnosi DSA: dalla burocrazia alla scuola
Nel caso in cui un bambino abbia effettivamente un DSA, è fondamentale presentare la certificazione alla scuola per fare in modo che possa godere della miglior esperienza educativa possibile. Dalla presentazione di un documento diagnostico parte infatti tutta una serie di ramificazioni cruciali nello sviluppo educativo dell’alunno; nello specifico, si tratta del diritto ad un Piano Didattico Personalizzato (PDP) e dei relativi strumenti compensativi e dispensativi ad esso collegati.
In presenza di una certificazione diagnostica di DSA, la scuola frequentata dall’alunno è infatti costretta dalla legge n. 170 del 2010 a sviluppare un PDP per lo stesso. Si tratta di una strategia educativa pensata specificatamente per l’alunno, tenendo conto delle sue fragilità e dei suoi punti di forza in modo tale che il percorso formativo sia personalizzato e funzionale alla crescita del bambino. Inoltre, l’obiettivo a lungo termine è sempre quello di rendere quanto più autonomo possibile lo studente, in modo tale che possa raggiungere più agevolmente gli obiettivi prefissati.

Come parte integrante del PDP verranno inoltre previsti anche degli strumenti compensativi e dispensativi per l’alunno. I primi faranno in modo che il processo di apprendimento sia agevole e non traumatico né difficoltoso, tramite mezzi mirati a rimuovere gli ostacoli specifici sperimentati dal bambino. I secondi garantiranno invece un metro valutativo appropriato per lo studente, rimuovendo elementi di imparità come il tempo ridotto per una prova o esercizi di lettura ad alta voce.
Ultimo ma non meno importante, la presenza di un certificato DSA fa prendere consapevolezza all’ambiente educativo del punto di partenza dello studente, dando già delle linee guida sui suoi metodi di assimilazione e apprendimento. Ciò renderà più facile e immediato anche il ricorso ad un tutor dell’apprendimento come figura di appoggio al processo di studio del bambino.
Articolo di Nina Komadina, content creator.